Certaldo, stemma della famiglia Pitti

La Toscana migliore: Certaldo e la famiglia Pitti

Certaldo, stemma della famiglia Pitti

Certaldo, stemma della famiglia Pitti

Molte fra le famiglie che hanno segnato la storia di Firenze (pensiamo ai Frescobaldi, ai Serristori fino agli stessi Medici) traggono le loro origini non dalla città ma dal contado: si tratta in sostanza di famiglie immigrate, inurbatesi dalla campagna in città già alla metà del Duecento. Fra quelle originarie di Certaldo, come ricordava agli inizi del Quattrocento uno di loro, Bonaccorso di Neri, vi erano anche i Pitti.
Il lato interessante della storia è che, a distanza di secoli, Certaldo può ancora vantare sul proprio territorio testimonianze della presenza di questa famiglia, alcuni membri della quale – come si è da poco scoperto – non hanno mai abbandonato l’avito luogo di origine.

Quello che vogliamo proporre oggi è un invito a scoprire Certaldo, il suo territorio e la storia (sconosciuta ai più) dei Pitti di Luia.

Era il 5 dicembre 1594 quando Domenico di Francesco Guiducci da Terranuova, vice piovano della pieve di San Lazzaro di Valdelsa, Vicariato di Certaldo, scriveva al vicario dell’Arcivescovo di Firenze informandolo di avere eseguito quanto l’autorità superiore gli aveva richiesto:

«Fassi fede per me Domenico di Francesco Guiducci da Terranuova […] come la verità è, […] sotto dì detto, detto mese, ho visito e visitato la cappella di Domenico di Antonio Mazzocchielli di detto Populo, e come detto sito, è separato dalle case d’abitatione, et chiuso d’ogni intorno di mura, e uscio serrato […] è ben provvista di paramenti, calice, croce, candelieri e d’altre cose necessarie al culto divino, et la sua pila dell’Acqua Santa, infino alle ampolle, è bene dipinta, e di più detto Domenico è bene stante e abile a mantenere detta cappella perfettamente, e di tanto affermo, e dico esser la verità, questo dì sopraddetto alla Pieve di San Lazzero».

La cappella, come certifica la licenza per mano di ser Eufrosino Milanesi in calce al documento successivo, era posta «sotto l’invocazione di Santa Lucia». L’erezione dell’oratorio, come ci informa la relazione compilata dal vicario monsignor Ceccarelli in occasione della Visita Pastorale del 1599, era il frutto di una operazione congiunta, promossa pochi anni avanti (1594) per volontà di Domenico e del fratello maggiore, Bartolomeo, figli di Antonio di Battista Mazzocchielli, che un altro documento coevo specifica essere «bene stanti, ricchi di diecimila scudi di passo»

Nonostante il passare dei secoli, l’abbandono e il degrado di cui è stato ed è tutt’ora oggetto, l’oratorio si presenta ai nostri occhi esattamente come venne descritto cinque secoli fa:

«Nel popolo della Pieve di San Lazzaro a Lucardo, nel detto anno 1594, ad opera di Bartolomeo e Domenico di Antonio Mazzocchielli di detto luogo, fu eretto dalle fondamenta un Oratorio o Cappella sotto il titolo di Santa Lucia in luogo detto al Pino per licenza di Ser Eufrosino Milanesi il giorno 6 dicembre 1594 […] di braccia 7 di longitudine, 5 di latitudine e 8 di altitudine, protetto con porta chiusa a chiave, con due finestre in ferro attraverso le quali coloro che passano possono guardare all’interno di detto Oratorio».

San Gaudenzio a Ruballa (Certaldo), alcune delle terre già dei Pitti di Luia

San Gaudenzio a Ruballa (Certaldo), alcune delle terre già dei Pitti di Luia


L’estensore della nota ometteva di descrivere un dettaglio per lui evidentemente secondario ma di grande importanza per noi: lo stemma che i fratelli Mazzucchielli avevano fatto apporre sulla facciata della propria cappella, tuttora presente anche se in larga parte consunto.

Condizionato dalla visione dello stemma Guido Carocci credette l’oratorio già proprietà della famiglia Pitti. Ma noi, come abbiamo visto poc’anzi, sappiamo che la verità è un’altra: l’apposizione dello stemma sulla facciata dell’oratorio di Santa Lucia è da imputare ai due fratelli Mazzucchielli, non ad altri.

Fra i Mazzucchielli (tutt’ora presenti nel piccolo abitato di Pino) e lo stemma Pitti esiste un vero e proprio legame identitario e di questo recano conferma una serie di manufatti conservati in quei luoghi – compresi nel territorio che fu del piviere di San Lazzaro a Lucardo – dove nei secoli hanno vissuto i membri di questa famiglia.
La presenza di questi stemmi e il loro concentrarsi in un’area assai prossima al borgo rurale di Luia (la chiesa di San Donato a Lucardo, quella di San Gaudenzio a Ruballa, sempre nel territorio di Certaldo) rimanda a un passo contenuto nel libro di famiglia redatto negli anni venti del Quattrocento da un membro della casata Pitti: Bonaccorso di Neri.

Parlando delle origini dei Pitti Bonaccorso scriveva:

Guide in Toscana Il borgo rurale di Luia (Certaldo)

Il borgo rurale di Luia (Certaldo)

«E principalmente truovo che noi Pitti fummo cacciati di Simifonti [Semifonte, n.d.r.], perché Guelfi, dai Ghibellini che lo signoregiorono e pare che della nostra Famiglia si faciesse tre parti: la prima si pose a stare a uno luogho che si chiama Luia e oggidi di loro disciendenti vi sono grande famiglia e honorevoli di contado, e hanno di ricche e buone possessioni […] e per lo sengno della loro Arme apariscie che noi fumo consorti, però che l’Arme come noi portano, sanza alcuna differenzia».

La spiegazione del legame che unisce lo stemma dei Pitti a questa famiglia certaldese è una sola: i Mazzucchielli appartengono a quel ramo dei Pitti che dopo esser stati «chaciati di Simifonti per Ghuelfi da i Ghibellini che lo singnoregiorono» si «pose a stare a uno luogho che si chiama Luia» e i cui membri, ancora alla fine del Seicento, si fregiavano «sanza alcuna differenzia» del medesimo scudo, a onde bianche e nere, proprio dei Pitti.

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