- On 9 Aprile 2017
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- Tags: Barberino Val d'Elsa, Marcialla, Michelangelo Buonarroti
Michelangelo e la “Pietà” di Marcialla
In questi giorni sui giornali locali – e non – una notizia ha dominato fra tutte: suo, del “divino” Michelangelo, sarebbe il disegno alla base dell’affresco nella chiesa del borgo di Marcialla, comune di Barberino Val d’Elsa.
Una notizia, questa, non nuova e che – via via – qualcuno ama far tornare alla ribalta della cronaca (il nome di Michelangelo, come quello di Leonardo, sappiamo bene che suscita interesse e audience immediati).
Crediamo che tutto – o quasi – nasca nel 1746, da una nota che Anton Francesco Gori pone a commento della “Vita di Michelangelo Buonarroti scritta da Ascanio Condivi suo discepolo”:
“[…] La descrizione che il Condivi fa […] del Cristo morto in grembo a sua Madre [quello della “Pietà” in San Pietro a Roma] mi da motivo di far memoria di un prezioso quadro rappresentante lo stesso soggetto nella Chiesa Priorale di Marcialla. Questo quadro è a fresco ed è della prima maniera di Michelangelo e rappresenta una Pietà posta nel mezzo delle immagini di due Santi Martiri. E’ fama venuta da’ vecchi abitatori più intelligenti e pratici di quel paese, che Michelagnolo lo facesse in congiuntura, che si portava a fare qualche giorno di campagna nella Villa de’ Nobili Signori Serragli, che è situata a pochi passi distante da detta Prioria; la quale in quei tempi era tenuta da’ PP. Di S. Agostino; ed ora è di proprietà de’ Signori Neretti. Tal notizia mi fu data, nell’osservar che feci con sommo piacere tal quadro, dal celebre antiquario Francesco Pittoreggi, il 28 settembre 1741 allor che io passava per tal paese, conducendo meco un pittore, per far disegnare alquanti monumenti etruschi che sono nella Villa de’ nobili Signori Giacomini” (il testo integrale è consultabile qui)
La prima attribuzione a Michelangelo, secondo Robert Weiss (1942, p. 262) pare compaia nella Visita Pastorale compiuta dall’Arcivescovo Morigia l’anno 1689; qui sarebbe riportata la seguente descrizione: “Adest in pariete picta Pietas mano pictoris Buonarroti satis pulchra […]”.
Sia la nota del Gori che la relazione del Morigia (ammesso che la trascrizione pubblicata dal Weiss sia corretta) sembrano indicare la seconda metà del XVII secolo quale momento in cui si forma questa tradizione (i “vecchi abitatori più intelligenti e pratici di quel paese” che nel 1746 conferiscono con il Gori potrebbero aver appreso la notizia dai loro padri).
Chiaro che la Pietà di Marcialla non può essere riferita a Michelangelo: la sua realizzazione, secondo un recente studio di Alessandra Tamborino (A.Tamborino, Non Michelangelo ma Tommaso di Stefano Lunetti. Gli affreschi di Santa Maria a Marcialla, in Paragone, nr 72, 2007), sarebbe opera del pittore fiorentino Tommaso di Stefano Lunetti.
Siamo tuttavia del parere che arrivare a comprendere il “come” e il “perché” della genesi di questa attribuzione sia di sicuro ed estremo interesse. Tanto più che il suo formarsi viene a collocarsi in tempi decisamente non “sospetti”.
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