Storie della Storia di Certaldo. Michele Cioni, Guido Maccianti e la Beata Giulia

Era il 26 novembre 1911: il reverendo canonico Michele Cioni1 inviava la seguente, breve missiva all’amico nonché erudito certaldese Guido Maccianti:2

“Pregiatissimo Sig. Guido Carissimo,

Michele Cioni, Castelfiorentino, 25 gennaio 1825 – Firenze 11 ottobre 1916

all’Ufficio di Soprintendenza dei Monumenti interessa di avere notizie più esatte e più complete intorno all’iscrizione certaldese BEATA JVLIA QVAE VVLGO GIVLIA DICEBATUR MCCCLXII (?) XI APRILIS da me segnato sotto il n. 282 della Raccolta dell’Iscrizioni di Certaldo nella nostra Miscellanea.3  Quantunque vi debba essere errore nella data, giacché la B. Giulia, se non sbaglio, morì il 9 gennaio 1367, l’iscrizione ha qualche interesse; tuttavia io non ricordo d’onde l’ho copiata, e tra i miei appunti non trovo nulla che faccia al caso mio. Soltanto la trovo scritta tra i frammenti che sono in casa del Boccaccio.

Non sapendo a che Santo votarmi, prego lei a trovare modo di cavarmi d’impaccio. Quest’iscrizione è stampata in qualche libro? è manoscritta in qualche ricordo? è conservata o fu letta su qualche frammento di tavola? e da chi? Era nel quadro posto nella cella della Beata? Se me ne saprà dire qualche cosa gli ne sarò arciriconoscentissimo.

Mi voglia bene quanto glie ne vuole il suo affezionatissimo Cioni”

La risposta di Guido Maccianti (che aveva fornito aiuto al Cioni rintracciando e trascrivendo per suo conto parte delle scritte certaldesi) giunse pochi giorni dopo: per mancanza di tempo, tuttavia, il Maccianti si scusava con l’amico di poter solo dare conferma circa la data di morte della Beata “perché trovata segnata anche in una memoria di [suo] nonno così concepita = Beata Giulia morì il 9 gennaio 1367 di anni 48”.4 

Ci piace credere che la memoria abbia infine soccorso il nostro canonico il quale avrà ricordato come ad ogni sua domanda fosse possibile dare una risposta.

Michele Cioni avrà ricordato che sì, l’iscrizione era stampata in un libro, un’opera edita più di duecento anni prima: quel testo trattava estesamente della Beata di Certaldo e descriveva – sulla scorta di una preziosa testimonianza – la tavola che doveva ornare il primo altare a lei dedicato, ancora presente alla fine del XVII secolo nella sua chiesa, la canonica dei Santi Michele e Iacopo. La scritta annotata dal Cioni, come riferisce il testo, corredava proprio quel dipinto.5

Ciò che forse il Cioni ancora ignorava è che di quell’opera esisteva un una testimonianza iconografica, un disegno miniato con il quale nel 1626 si volle certificare l’antichità del culto riservato alla Beata all’interno della canonica dei Santi Michele e Iacopo della quale, in un contesto segnato da aspri (talvolta violenti), secolari contrasti con la chiesa pievana di San Lazzaro, si tornava in questi anni a rivendicare con forza il ruolo di chiesa matrice del castello di Certaldo e punto di riferimento per l’intera universitas certaldese, come anche il culto tributato a Giulia stava a confermare.

Di questa come di altre, inedite memorie della Beata rende oggi conto la mostra dedicata alla Beata Giulia in corso a Certaldo fino al 9 di gennaio 2020.

Certaldo, Palazzo Pretorio

Un’occasione in più per conoscere (ma anche riscoprire) uno dei luoghi più affascinanti e ricchi di Storia di quella che per noi è la “Toscana migliore”: prenotate adesso la vostra visita guidata!

1 Castelfiorentino, 25 gennaio 1825 – Firenze 11 ottobre 1916

2Certaldo, 19 maggio 1842 – Firenze 23 ottobre 1924

3M.Cioni, Le iscrizioni di Certaldo, in Miscellanea Storica della Valdelsa, XIII (2), n. 36, 1905, p. 110.

4I due documenti sono conservati presso l’Archivio della Società Storica della Valdelsa, Fondo Michele Cioni.

5 L.Torelli, Secoli Agostiniani, VI, 1680. Cioni non riporta la data corretta che le fonti indicano essere MCCCLXXII (1372). Altre discrepanze con l’iscrizione pubblicata dal Torelli potrebbero indicare come la fonte da cui il Cioni ricavò la notizia non sia il testo dello storico agostiniano. La stessa incertezza nell’indicare la data (seguita da un significativo “?”) può costituire un indizio in questo senso.